Quali sono le Sfide che possiamo raccontare?
Solo quelle che abbiamo vissuto nel nostro tempo o anche quelle che non siamo riusciti a vivere, quelle raccontate e che rientrano nella storia dello sport?
Questo è un dilemma che mi porto dietro anche nella descrizione dei personaggi e nel mio rapporto con quelle emozioni, sensazioni, quei riflessi che hanno suscitato in me.
Perché se lo sport è partecipazione, dimensione tangibile dell’espressione, del gesto, della misura e del tempo ciò che non abbiamo vissuto pensiamo possa essere impossibile da inquadrare, da visualizzare e alla fine da esprimere.
Ma la cosa che mi spaventa di più è la credibilità delle reazioni di una sfida passata, di un campione mai visto e vissuto veramente.
Tutto questo genera un buco nero nel quale chi c’era ieri ne sa necessariamente di più di c’è oggi e che ti proietta in un tempo, il futuro, del quale non hai nessuna certezza sia di quantità che di qualità di emozioni.
E ti senti sempre piccolo sapendo però di diventare grande prima o poi in un tempo in cui dovrai cogliere la tua occasione per farti dire finalmente “Io c’ero” a chi in quel momento prenderà il tuo posto di oggi.
Però poi mi consolano due cose:
Lo Sport da garanzie di continuità e stupore. Ci regalerà sempre spunti, battaglie, polemiche ma soprattutto Persone che faranno la sua storia, che nel presente saranno sempre meno del passato e che nel futuro saranno sempre di più del presente. La continuità dei Campioni e lo stupore di chi li vivrà, che potrà raccontarli e tramandarli.
La seconda è la certezza che rappresenta l’epica, che sembra essere la maglietta perfetta da indossare per la foto perfetta per il momento perfetto nel quale rivivere ciò che è stato e nel quale non c’eri.
E allora ti attacchi a quelle emozioni, quella bravura che tanto ti dava fastidio prima, a quella che ti faceva sentire piccolo prima e che ti fa ingigantire il cuore ora, mentre ascolti le parole che avresti voluto scrivere su persone di un’altra epoca e che sembrano vivere ancora oggi.
Arrivi alla risposta.
Ci arrivi con il petto in fuori e le mani frenetiche con una grandissima, bella, partecipata conferma.
Si, si possono raccontare.
Si può fare.
Saranno parole diverse ma altrettanto valide. E in questo modo continuerà a vivere il Mito. Ed è in questo modo che il Mito diventa Leggenda e si trasforma in Storia. La Storia che si scrive e si legge e per la quale si sgrana gli occhi e ci si interroga, la Storia che diventa plurale. Le Storie che diventano vite nelle loro opposizioni.
Il Grande Torino, Coppi vs Bartali, Benvenuti vs Mazzinghi, Rivera vs Mazzola, Merckx vs Gimondi, la Juve vs tutti, gli Scudetti di Lazio, Roma, Verona e Samp, la Juve Caserta ed il Sud che si prende la Pallacanestro Italiana, la Pallavolo Italiana degli anni ’90 ed il boom della trasformazione delle palestre, e tante altre Storie che si sono trasformate in scenari, in panorami, in orizzonti, in questioni risolte e ancora da risolvere.
Tutte da raccontare ancora, anche da chi ne ha solo subito il fascino e avrebbe voluto usare la macchina del tempo per esserci di persona.
Nei prossimi appuntamenti ci saranno queste dimensioni, senza statistica e senza numeri, delle presentazioni senza Wikipedia ma con il Palmares delle emozioni, sopra ogni cosa, come sempre.
Se è impossibile raccontare uno ieri senza di te si può pensare a ciò che è stato attraverso l’eredità in ciò che è oggi.