Due Campionati, due stagioni diverse nella qualità e nell’intensità.
Stesso calcio, stesse squadre ma regole diverse (se pensiamo solo al numero dei cambi).
Un campionato vissuto tra la gente ed uno per la gente. Uno con il pubblico ed uno giocato costantemente fuori casa.
L’Apertura ed il Clausura.
Molti Campionati Sudamericani sono gestiti così, l’argentino fino a pochi anni fa.
L’Apertura vissuto d’inverno con la preparazione flemmatica e tradizionale, il Clausura con la ricerca della miglior assetto in modo frenetico e privo di riferimenti bibliografici.
Il primo con più giornate e le coppe europee a condizionare lo spezzatino, il secondo con meno incontri gestiti in apnea in un mese e mezzo di gare ogni 3 giorni.
3 giorni saranno per tutti anche quelli che non lo fanno per abitudine, anche chi proverà a non retrocedere.
Solo le Rose, nei nomi, sembrano essere gli unici anelli di congiunzione.
Cambierà anche l’assetto iniziale, perché tutti nonostante la classifica cercheranno la vittoria in modo risolutorio per lasciarsi alle spalle il periodo peggior dal dopo guerra ad oggi per il calcio, per lo sport professionistico, per tutti.
Vedremo squadre con gli stessi giocatori ma con uno spirito diverso e la valutazione della forma avrà parametri da riformulare.
Ascolteremo i consigli degli allenatori, le frasi dei giocatori, le disposizioni degli arbitri.
Come se fossimo in un campo di periferia
Alla fine ne vincerà una.
Secondo voi è giusto? Secondo voi sarà il corretto finale della stagione?
Nati Sportivi dice NO e lancia una provocazione.
Se la Juventus chiuderà anche questa fase in vetta sarà tutto più semplice, e se non fosse così?
Allora finale secca, in campo neutro.
L’Evento di congiunzione tra il prima ed il dopo, dove magari (se la famosa “curva” lo permetterà) riportare la gente allo stadio, ristrutturare le emozioni e riprendere il filo della speranza.
Già la Curva. Una, astratta quanto concreta, terribile ed invasiva, una che decide per le altre.
Quelle vere, accese, dimenticate. Quelle fatte dalla gente, dalla passione e dall’utopia.
Quelle che si caricano durante la settimana ed esplodono la domenica (o il venerdì o il sabato o il lunedì…). Quelle che nessuno vuole ma di cui tutti hanno bisogno.
Perché se vuoi vincere oltre agli spettatori devi avere chi li accende, chi li trascina e non sempre il campo da garanzie. Anzi il campo spesso delude e deride.
Ed ecco allora che la somma delle componenti da l’espressione del calcio che vogliamo tutti, anche i più ordinati e occasionali.
Perché se vuoi vivere lo spettacolo non cerchi solo l’emozione della rappresentazione ma il coinvolgimento dell’applauso, del fischio, degli umori che condizionano il sorriso.
Cerchi lo sguardo di chi ti è a fianco, il coro che ti fa appartenere, il commento sulla via di ritorno.
Se tutto deve svolgersi in modo diverso, se questa stagione sportiva terminerà in modo anomalo, che lo si faccia in modo completo.
Per far si che l’eccezione confermi la regola, per far si che si torni a viverlo tra la gente, non come utenti da soddisfare ma come tifosi da considerare.
E allora speriamo in uno scoppiettante finale, in sorprese ed in epiche rimonte. Speriamo in qualcosa da raccontare oltre le quarantene, i saluti con il gomito e le finte mascherine in tribuna.
Io non spero nello spettacolo, mi auguro ardore, agonismo e risultati inaspettati.
Se deve essere un concerto da camera, che almeno si faccia Rock ‘n Roll.