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La politica entra in campo

L'Italia ai mondiali del 34

Ogni tanto interverrà qualche amico che, oltre ad essere tale, aumenterà il tasso tecnico (decisamente basso…) del blog. Con curiosità, aneddoti, pensieri o semplice ma indispensabile partecipazione. Oggi è il momento di dare a parola allo storico, è il tempo di

Tommaso Gregorio Cavallaro.

39 anni, Laurea in Storia Moderna e Contemporanea con Tesi sul Mondiale del ’34, Master in Management dello Sport, ex arbitro di calcio, circa 3000 km l’anno percorsi con passo da maratoneta prevalentemente la mattina presto su ogni strada, pugile amatore e fisico da legionario.

Può bastare per essere definito un “nato sportivo”?


Da che mondo è mondo la politica è sempre entrata nello sport, usandolo per i propri scopi. Nell’antica Ellade fermavano ogni quattro anni le guerre per consentire agli atleti delle polis di dirigersi a Olimpia e prender parte agli agoni che furono aggettivati olimpici dal nome della città stessa.

I Romani furono maestri nell’utilizzare l’attività di diporto, anche se ai loro tempi era un pizzico più cruenta della nostra, per dare al popolo quel divertimento di cui necessita per star tranquillo dopo essersi riempito la pancia. Non per niente furono i Quiriti a coniare la famosissima frase: Panem et Circenses.

L’epoca moderna però ha cementificato quest’ormai indissolubile legame tra “Politica e Sport”. La nascita degli Sport moderni e la loro diffusione tra le masse è stato un qualcosa che non poteva passare inosservato ai vari regimi sia democratici che non. I primi a capire l’importanza dello sport per irreggimentare e indottrinare le masse furono quelli totalitari e semitotalitari sia di destra che di sinistra. Il Nazismo nel 1936 si autocelebrò con le Olimpiadi di Berlino, immortalate dalla Reifenstahl nel primo Docu-Film Sportivo della Storia “Il Mito di Olympia“. L’Urss fece lo stesso con le Olimpiadi del 1980; le prime che videro messo in atto un boicottaggio, replicato dalle nazioni del patto di Varsavia nel 1984 a Los Angeles.

Nel 1934 Il Fascismo ottenne l’organizzazione del secondo Mondiale di Calcio, che vide Vittorio Pozzo portare i nostri ragazzi ad alzare al cielo la Coppa Rimet. Il Generale Videla nel 1978 fece di tutto per mostrare al mondo che in Argentina si poteva tranquillamente mettere in scena una Coppa del Mondo, cui però i desaparecido non poterono assistere.

Fu però l’edizione seguente del Mundial ’82 che vide entrare fisicamente in campo la politica grazie allo sceicco Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah che durante la partita Francia-Kuwait, scese in campo a seguito della rete del 4-1 segnata dal transalpino Alain Giresse minacciando di ritirare la squadra qualora la marcatura, giudicata da lui irregolare fosse stata concessa.

https://www.youtube.com/watch?v=wmjoN3_HhtI

I giocatori sostenevano di essersi fermati dopo avere sentito un fischio, che il direttore di gara non aveva mai emesso e che forse era partito dagli spalti. L’arbitro Miroslav Stupar decise di annullare il gol, ma Il match finì lo stesso 4-1 per i “galletti”. l’immagine del Kuwait venne compromessa da questo clamoroso gesto. Il Times ha inserito la pantomima di Al-Sabah in nona posizione nella classifica delle dieci vergogne nella storia dei mondiali.

Non c’è che dire: Grazie allo sceicco la politica ha avuto modo di dare concretamente un calcio a un pallone da Football.

Articolo scritto da Tommaso Gregorio Cavallaro

39 anni, Laurea in Storia Moderna e Contemporanea con Tesi sul Mondiale del '34, Master in Management dello Sport, ex arbitro di calcio, circa 3000 km l'anno percorsi con passo da maratoneta prevalentemente la mattina presto su ogni strada, pugile amatore e fisico da legionario.

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