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La magia dei duelli

Ci hanno girato film, scritto libri, hanno ispirato generazioni facendole scegliere, mettendole contro ma soprattutto mettendole insieme nella passione verso lo sport.

I duelli, soprattutto quelli tra due atleti che più andavano avanti nella loro carriere più rappresentavano qualcosa o comunque incarnavano ideali o modi di espressioni che li posizionavano nel mito.

I duelli dello sport italiano

Il nostro paese ci ha regalato rivalità che andrebbero insegnate a scuola, che se mai dovesse essere istituito un corso di Storia dello Sport dovrebbero diventare parte integrante del programma.

Mi hanno sempre emozionato le rivalità, i duelli, le sfide, quelle che si costruiscono da sole e che trovano nelle coincidenze, negli eventi, nelle loro dinamiche lo spunto per raccontare soprattutto uomini che hanno costruito nel loro avversario parte dei loro obiettivi ma soprattutto in quelle battaglie in cui hanno trovato se stessi.

Me ne vengono in mente alcune che non ho potuto vivere ma che mi sarebbe piaciuto godermi:

Coppi vs Bartali: non due semplici ciclisti, due icone. Due Atleti che sono usciti dal gesto sportivo entrando nella sfera della società italiana nel periodo storico più complicato, nel quale serviva rinascere e in cui identificarsi oltre che difficile era anche particolarmente pericoloso in un clima acceso e scombinato.

La classe e la fatica, la sinistra ed il centro, il futuro ed il passato.

Due modi diversi di approcciare alla vita e di andare in bicicletta, che furono usati a discrezione dalla propaganda politica e mediatica ma che non li vide mai odiarsi ma solo sfidarsi sportivamente.

Toccante l’ultimo ricordo di Candido Cannavò: “Fausto era ancora nella camera ardente. Arrivò Bartali. Prese la mano di Fausto e disse: «È incredibile, è incredibile». Pianse e pregò alla sua maniera. Il grande duello era finito per sempre.”

Duello Benvenuti Mazzinghi

Benvenuti vs Mazzinghi: la faccia pulita del bravo ragazzo friulano con i capelli sempre a posto contro lo sguardo corrucciato e il fare scomposto tipico dei toscani. Al pugilato mancano due personaggi così sia sotto il punto di vista tecnico sia caratteriale. All’uomo è sempre piaciuta l’arena, il confronto aperto ma leale, loro diedero pane fresco a questi denti.

Un match epico, una vittoria contestata, due carriere diverse, due principi del ring provenienti da classi sociali diverse ma con l’obiettivo comune di diventare Re.

Divisi da un verdetto ci hanno messo 50 anni prima di ritrovarsi veramente, a testimonianza di una rivalità attraverso la quale il pugilato italiano ha saputo godere e sognare.

Duello Rivera Mazzola

Rivera vs Mazzola: I “Red e Toby” del calcio italiano. La Milano di fine anni ’60 e di tutti gli anni ’70 che iniziava ad esplodere e che cresceva insieme agli immigrati del sud si identificava in due giocatori piemontesi con classe diversa ed estetica opposta.

Una faccia d’angelo ed un giovane vecchio, che hanno divertito, stupito e diviso fino all’ultimo protagonisti di una delle stagioni più magiche del calcio italiano ed accedendo una rivalità mediatica ma inesistente nei fatti.

Due amici nemici, che il destino posizionò nelle sponde opposte, il primo con estro e intuizione, il secondo con dinamismo e finalizzazione. Potevano giocare insieme? Forse in quel calcio no, in questo sicuramente si.

Biagi Rossi

Rossi vs Biaggi: Il Motociclismo Italiano si era addormentato sulle vittorie di Giacomo Agostini svegliandosi di botto mentre un romano ed un quasi romagnolo litigavano come due fratelli di fronte all’ultimo gelato in frigo.

Uno più grande, già campione, figlio di un motociclismo ordinato e dettato dai tempi, dalla regolarità, dalla necessità di non sbagliare.

L’’altro, il più piccolo, dipendente dal suo estro, dalla necessità di trovare sempre il buco giusto dove infilarsi, dall’esuberanza giovanile, dalla voglia di fare sempre come gli pare.

Si sono odiati ma rimpianti, si sono cercati e come due fratelli si sono mancati quando si sono divisi e quando gli avversari incontrati non li divertivano più.

Articolo scritto da Matteo Schiavone

Maturità scientifica, centrocampista non sufficientemente abile per fare il professionista con continuità, laureato in Scienze Motorie e specializzato in Management dello sport, Allenatore di Calcio e Calcio a 5 (Futsal ci piace di più) dal 2007, appassionato di Storia, Musica e Cinema con scarse attitudini allo studio ma spiccate inclinazioni alla curiosità.

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