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Incontro mondiale

Maradona e Rummenigge Mondiale 1986

Due amici, due ex compagni di scuola, s’incontrano non per caso (nell’era dei social incontrarsi per caso è sempre più difficile) al bar.

Matteo: “Ciao Lù”
Luca: “Ciao Mattè”

Matteo:”Che amarezza..”
Luca: “Infinita…”

Matteo:”Ma come si fa…”
Luca: “Che?”

Matteo:”Come si fa a vedere i Mondiali da commentatori, senza bandierone sul balcone..”
Luca: “Boh..Pensa che a me manca addirittura CIAO, la mascotte più brutta della storia delle mascotte..”

Matteo:”Bella Italia ’90..ho la pelle d’oca solo a pensarci..”
Luca: “Aspetta, aspetta…” Luca prende un quotidiano stropicciato sul bancone frigo e nota un questionario curioso da compilare a pagina 35. Matteo nel frattempo chiede un bicchiere d’acqua frizzante e un caffè.

Matteo: “Che prendi Luché?”
Luca: “la solita..”

Matteo: “la solita che?”
Luca: “La solita spremuta d’arancia…mi conosci da vent’anni..”

Luca: “Lo facciamo?” chiede Luca dopo aver praticamente aspirato la spremuta
Matteo:”Cosa?”

Luca: “Il questionario, Rispondi e ti dirò che Mondiale sei!”
Matteo:”Roba da scienziati..Bah..vabbè dai..”

Domanda 1 – Il tuo primo ricordo del Mondiale

Luca: Il mondiale “condiviso”, quello degli anni ’80 e ’90 nei quartieri di Roma. La preparazione per gli addobbi avveniva almeno con un mese di anticipo: bandiere ad ogni balcone, striscioni realizzati per l’occasione, festoni che passavano da un lampione all’altro. I condomini che affacciavano su un cortile interno, dove tutti noi, grandi e bambini, ci radunavamo in occasione delle partite della nazionale. Ognuno portava la sua sedia, quelli del piano terra provvedevano con acqua e bibite, la tv collegata con una prolunga interminabile. E la partita si viveva all’aperto, con almeno altre 30-40 persone, e ci si conosceva tutti. Era il mondiale condiviso davvero e non virtualmente. 

Matteo: I sorrisi, gli umori, i pareri discordanti e una quantità smisurata di allenatori. Poi i bambini che giocano e che non gli interessa nulla della tv ma solo del pallone e della “loro” finale che giocano tutti i giorni, le urla delle mamme che diventano tifose ogni quattro anni e dei padri che hanno perso le speranze da tempo nello spiegargli il fuorigioco. 1990. Ricordo la piazza del paese dove passavo le vacanze estive, la televisione col tubo catodico ed un’antenna artificiale da far impallidire le strutture NASA, il boato al primo gol di Schillaci, la mia corsa folle come se avessi segnato allo Stadio Olimpico.

Non un semplice ricordo ma una fotografia che diventa emozione.

Domanda 2 – L’uomo del Mondiale

Luca: Sempre e per sempre Roberto Baggio: il mio calciatore preferito. Avevo 10 anni quando, nell’estate del ’90, fece vivere ad un’intera nazione quelle “notti magiche” rimaste nel cuore di tutti noi. Ricordo il suo gol contro la Cecoslovacchia e la telecronaca di Pizzul parola per parola. E ricordo la sofferenza di quel mondiale in USA, 4 anni dopo: la pressione, l’esplosione, le lacrime. Infine, nel ’98, la sua classe nell’attendere dietro le quinte, illuminando ogni gara con la sua discreta presenza. Baggio è stato l’Italia di quegli anni.

Matteo: Nazario da Lima detto Ronaldo. Il giocatore più forte che abbia mai visto giocare, ed anche il più sfortunato. Non ho avuto la fortuna di vederlo giocare con il Brasile, ma il suo indice tambureggiante dopo ogni gol ha segnato la mia immagine del Campionato del Mondo.

Domanda 3 – Se non fossi italiano quale Nazionale vorresti essere

Luca: Gioco facile: la Germania. Mi affascina la loro organizzazione, l’abnegazione, la cultura del lavoro, la determinazione. Mentre gli altri fanno chiacchiere e balletti, i tedeschi lavorano. E ottengono risultati. Con questa mentalità riescono a sopperire ad una qualità tecnica non sopraffina, ma sufficiente per farne una delle nazioni più calcisticamente all’avanguardia nel mondo. Tutti rincorrono la spettacolarità, il numero ad affetto, paillettes e conigli dal cilindro: loro vanno avanti come treni. Lineker aveva ragione: nel calcio i tedeschi hanno qualcosa in più.

Matteo: Argentina. Una Nazionale piena del suo paese, metafora piena di de stesso. Passione, arroganza, sfortuna, furbizia, talento e incapacità collettiva nel saperlo sfruttare. E poi la “Garra” dai…i suoi tifosi, il calore..

Domanda 4 – Quale è lo Sliding Door (quello che non è stato e sarebbe potuto essere) del Mondiale che ti viene in mente

Luca: Te ne dico due: l’uscita di Zenga su Caniggia in quell’Italia-Argentina del 1990. Quell’Italia avrebbe meritato il mondiale. E lo avrebbe vinto in casa, suscitando entusiasmo in un popolo che ne aveva disperato bisogno, perché cominciava a perdere alcune delle sue certezze. 

Il secondo, i rigori di USA ’94. Avrebbero significato la vittoria non solo dell’Italia, ma di un certo tipo di calcio, quello di Arrigo Sacchi. Forse sarebbe stato il primo mondiale con l’imprinting forte e decisivo del tecnico.

Matteo: Io dico Italia – Corea del Sud. Se non ci fosse stato uno dei più grandi furti della storia del calcio probabilmente il nostro ciclo di calciatori eccezionali avrebbe cambiato le sorti del calcio italiano, avrebbe fermato l’ascesa della Spagna e avrebbe vinto in finale con il Brasile (che non era scarso per niente..). Ne sono certo..

Domanda 5 – Quale è la cosa che non deve mai mancare durante un Mondiale

Luca: Condizione imprescindibile: la preparazione. Devi arrivare preparato, fisicamente e psicologicamente. Durante la competizione, invece, non deve mai mancare il coraggio e la determinazione. È diverso dal club che deve affrontare un campionato di 38 partite: qui ogni gara è quella della vita, e va affrontata sempre con concentrazione e un pizzico di sana spavalderia. Sono importanti anche le percezioni: far capire al gruppo che sta partecipando a qualcosa di epocale. La coesione è fondamentale.

Matteo: La cattiveria agonistica. C’è qualcosa che scatta nel corso di una competizione come questa che fa cambiare le sorti di una squadra che vuole arrivare in fondo, qualcosa che scatena la cascata degli episodi positivi. 

Ecco la determinazione aumenta le probabilità di trovare quei momenti…Un Mondiale è fatto di istanti.

Domanda 6 – Se fossi l’allenatore della squadra finalista, quale è la frase che utilizzeresti per chiudere il discorso pre-partita

Luca: Difficile da dire a freddo. Bisognerebbe valutare lo stato della squadra in quel momento, com’è arrivata fin lì, vedere i loro sguardi, capire se dargli una spinta o riportarli con i piedi per terra. Di sicuro me la vivrei come la notte che vale tutta una vita: o la va o la spacca, non ci sarà un’altra occasione.

MatteoSiamo nella Storia, non leggiamola cerchiamo di scriverla!

Domanda 7 – L’Italia non ci è a Russia 2018, perché? 

Luca: Discorso lungo e complesso, posso riassumerlo dicendo che a mio avviso sono intervenute motivazioni tecniche e organizzative. Da un lato è scomparsa la generazione di fenomeni cresciuti nei vivai che hanno (da sempre) costituito la colonna portante di ogni nazionale, dall’82 al 2006. Quindi motivazioni storiche, generazionali, direi quasi “naturali”. Di fronte a questo fenomeno, che comunque poteva e anzi doveva essere previsto, non si è intervenuto con la giusta mentalità costruttiva. Uno degli errori è stato inseguire modelli che non ci appartengono, forse per moda, forse per convinzioni sbagliate. È una brutta parola, ma dopo la vittoria del mondiale 2006, il nostro calcio è stato come “contaminato” da fattori esterni. Sono dell’idea che ognuno deve fare ciò che è portato a fare meglio: noi sappiamo fare (bene) un tipo di calcio. Fine della storia.

Matteo: Perché come direbbe mia nonna, siamo dei “Fresconi”! Siamo quelli dell’erba del vicino è sempre più verde e dopo Germania 2006 invece di strutturare le nuove generazioni di Calciatori sulle nostre capacità, abilità, esperienze abbiamo importato modalità che sono fuori dal nostro DNA. Noi le spremute le dobbiamo fare con le nostre arance!

Domanda 8 – Puoi scegliere un avversario da battere, una Nazionale da mandare a casa, chi scegli?

Luca: Senza dubbio la Francia. Ma ultimamente ho sviluppato un’antipatia anche nei confronti della Spagna: fino a 10 anni fa non erano mai andati oltre i quarti di finale in nessuna delle competizioni internazionali (mondiali e europei) a parte una vittoria (in casa) nel 64. Ora sembra che il calcio non si possa fare in altra maniera che quella spagnola. Sicuramente hanno lavorato, ma è ancora presto per fare i maestri.

Matteo: La Germania. Chi va in giro con i sandali ed i calzini bianchi pensando di essere George Clooney deve essere rispedito a casa…

Domanda 9 – Oggi ti dicono, nel 2022 lo vinciamo, ci credi? e perché?

Luca: Certo che ci credo. Siamo pur sempre italiani! Abbiamo il calcio nel DNA. Quindi dal punto di vista della tradizione e della predisposizione tecnica non abbiamo niente da imparare, da nessuno. E poi siamo teatranti per natura, abbiamo il colpo di scena incorporato, siamo artisti anche nello sport: siamo capaci di tutto. Possiamo perdere contro la Corea del Nord e vincere contro il Brasile. Possiamo passare dei momenti bui come questo: ma siamo l’Italia, e il calcio ci appartiene.

Matteo: Io non ci credo, dico che lo vinciamo di sicuro! Perché dal baratro sappiamo uscire sempre con soluzioni incredibili.

Domanda 10 – Se la tua risposta è SI alla domanda 9 ci dai anche il fioretto che farai, se la tua risposta è NO ci dici chi lo vince…

Luca: Per essere “italiano” fino in fondo dovrei risponderti tipo con un pellegrinaggio al Divino Amore…ma no, nessun fioretto. Il tempo della scaramanzia e dell’estemporaneità deve finire. Dobbiamo passare al tempo dell’organizzazione e del lavoro, che di tempo ne abbiamo perso fin troppo.

Matteo: Mangio l’insalata con l’aceto per una settimana, penso possa bastare..Sono Italiano, la scaramanzia non me la leva nessuno…

Andiamo ai risultati

Luca sei il Mondiale del ’74!

L’efficacia che diventa vittoria. Il Romanticismo cede sotto i colpi del Neoclassico. La Germania Ovest che vince in casa con solidità e potenza, lasciando sfogare in finale l’Olanda spumeggiante di Cruijff per poi colpirla nello stile e nell’espressione. Uber Alles!


Matteo sei il Mondiale dell’86!

Il mondo si scopre vulnerabile davanti alla potenza di Diego Armando Maradona, capace di irritare con “la mano de Dios” e incantare con “el gol del siglo”. L’Albiceleste si laurea per la seconda volta campione del mondo battendo una Germania Ovest troppo umana per contrastare un essere divino.

MatteoVabbè dopo questo possiamo anche andare a casa, a che ora inizia Belgio-Panama?
LucaEcco appunto, che amarezza…

E tu? Che mondiale sei? Scrivimi le tue impressioni nei commenti, oppure inviami le tue risposte a info@natisportivi.it. Le pubblicherò sul blog!

Articolo scritto da Matteo Schiavone

Maturità scientifica, centrocampista non sufficientemente abile per fare il professionista con continuità, laureato in Scienze Motorie e specializzato in Management dello sport, Allenatore di Calcio e Calcio a 5 (Futsal ci piace di più) dal 2007, appassionato di Storia, Musica e Cinema con scarse attitudini allo studio ma spiccate inclinazioni alla curiosità.

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Comments

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    1. 1. mondiale ‘90. La Germania gioca la finale contro l’Argentina a Roma e noi invece siamo lì..in viaggio con mamma e papà proprio in Germania .. circondati da birre ..bandiere..e tifosi tedeschi ..ma infondo dopo essere stati eliminati dall’Argentina anche noi ci sentiamo un po’ “crucchi”..e poi la vittoria e la gioia di quella gente ..e forse anche un po’ l’invidia perché avremmo voluto vincere noi !
      2. Roberto Baggio. Quale donna non avrebbe voluto consolarlo dopo averlo visto piangere per aver sbagliato il rigore (mondiali ‘94) ?!!
      3. Brasile.
      4. Dopo l’eliminazione della Germania dal Mondiale Russia 2018.. e dopo aver visto la difficoltà dell’Argentina a superare il girone ..direi che questo è il più grande rimpianto..avremmo potuto esserci e giocarcela con tutte le squadre e invece siamo a casa..
      5. La convinzione di essere i migliori !
      6. Ora andiamo in campo e prendiamoci quello che ci spetta !
      7. Perché nel campionato italiano di sicuro non ci sono presidenti di nome Salvini .. perché i soldi preferiamo mangiarceli che darli ad un allenatore che ti porta in finale .. perché abbiamo gestito la squadra alla “Lotito” : spendere poco e puntare sulla fortuna !
      8. Perché sceglierne una??! Tutte a casa ..
      9. Ovvio che ci credo! La fede non ha perché ..
      10. Uno dei miei ..funzionano tutti!

    2. 1) il mio primo ricordo del mondiale è il gol di Bruno Conti conto il Perù nell’82, inizio della più straordinaria galoppata che ci porto alla coppa
      2) l’uomo del Mondiale è Maradona, la mano de Dios, unico che ha trascinato una nazione
      3) Brasile, Brasile, Brasile
      4) concordo con Luca, i tiri di Baresi e Baggio nella finale mondiale in Usa ‘94
      5) non deve mai mancare la cazzimma
      6)) Ragazzi, la storia siamo noi.
      7) per il collasso di un sistema corrotto
      8) il Brasile, che e’ sempre la più minacciosa, a prescindere anche dai giocatori, ma per la sua storia
      9) Mi piacerebbe crederci, ma è una grande incognita
      10) Impossible dire chi lo vincerà, così come dirlo per questa edizione….

    3. 1- Italia 90, i pupazzi dell’IP, Nicola Berti e le prime partite viste (avevo 6 anni)
      2- Roberto Baggio…e Fabio Grosso (che emozione quel rigore)
      3- Brasile, quello di USA ‘94 magari..
      4- quei maledetti rigori sbagliati di USA ‘94…che dolore
      5- …l’Italia!!!
      6- le frasi motivazionali non sono mai state il mio forte, opterei per uno slogan ad effetto: Sfonnamoli!!!
      7- perché il sistema è arrivato al capolinea..nella speranza che questo sia il fondo da cui risalire
      8- la Francia, sempre e comunque!
      9- certo che ci credo, io ho ancora il “cielo azzurro sopra Berlino” negli occhi…
      10- mangio Riso per un mese…e non rompo (vabbè mo non esageriamo, sono italiana, ma sono pur sempre una donna!).

      • Zuzzicat sei il Mondiale del ‘66. La prima donna che commenta sul Nati Sportivi non può che prendersi quello della Regina d’Inghilterra, l’assenza di Pelè e e la sorpresa delle innumerevoli risse in campo durante ed al termine delle partite…tutte al grido di “Sfonnamoli!”

    4. Rispondo sinteticamente alle domande
      1) Il mondiale del 70 Italia Germania ,che serata!
      2)L’uomo del mondiale :Rivera e Paolo Rossi
      3) Brasile .Una volta era uno spettacolo anche se al rallentatore
      4)1990-1994 che amarezza
      5) Non deve mancare un fuoriclasse,quello che inventa e che segna
      6) Nessuno è imbattibile. Facciamogli vedere chi siamo
      7)Vedi risposta 5
      8) Francia
      8-9) ho già risposto
      Complimenti per il blog

    5. IL TUO PRIMO RICORDO DEL MONDIALE: Ciò che mi ha sempre colpito dell’Italia calcistica è come lo sport per eccellenza riesca a unire unito il paese. La stagione calcistica in cui sono previsti i Mondiali sembra interminabile,cosa che un amante del calcio sognerebbe ogni estate. Seppur negli ultimi anni non riesco a rapportarmi bene con la Nazionale, non posso non ricordare come vecchi rancori calcistici vengano messi da parte sotto il segno del tricolore. Tutti uniti verso un unico obiettivo.
      L’UOMO DEL MONDIALE: Diego Armando Maradona. Si è vero, sono un venticinquenne che non lo ha visto giocare dal vivo, ma il semplice fatto di aver preso la sua nazione sulle spalle e andare a vincere un Mondiale, non può far altro che avvalorare la mia teoria.
      SE NON FOSSI ITALIANO CHE NAZIONE VORRESTI ESSERE:In questo caso mi trovo sulla stessa linea di pensiero di Matteo, e dico: Argentina. L’amore, l’ardore, la carica positiva, la grinta di un popolo a cui è rimasto veramente poco e quel poco è rappresentato dal calcio non può non farti attaccare a una nazione del genere.
      QUAL E’ LO SLIDING DOOR: Passo avanti… purtroppo di rimpianti non si vive.
      QUALE E’ LA COSA CHE NON DEVE MANCARE MAI DURANTE UN MONDIALE: La fame. La fame di vincere, di arrivare. Di iniziare e finire un cammino calcistico con la coppa che tutti gli appassionati di calcio sognano di alzare. Chi è che sin da piccolo quando ha iniziato a “mangiare” calcio non ha mai espresso questo desiderio?! Nel calcio, come nello sport, chi ha più fame di vittoria alla fine, prima o poi arriva.
      SE FOSSI L’ALLENATORE DELLA SQUADRA FINALISTA, QUALE E’ LA FRASE CHE UTILIZZERESTI PER CHIUDERE IL DISCORSO PRE-PARTITA: Da buon Romanista, utilizzerei la citazione di una vecchia scenografia: Vincere! Malgrado tutto!
      L’ITALIA A RUSSIA 2018 NON C’E”. PERCHE’? Il processo di rivoluzione calcistico in Italia secondo me ha tirato il freno a mano. Quanti sono i settori giovanili che davvero hanno una struttura solida da cui si è quasi certi di poter andare a pescare un futuro nazionale?! A memoria breve, ne vengono in mente 4. Troppo pochi per un paese di una tradizione calcistica importante come il nostro. Spero davvero ci sia qualcuno prima dai piani alti, poi a livello concreto che possa invertire questa rotta, altrimenti la nave sarà pronta per affondare.
      PUOI SCEGLIERE UNA SQUADRA DA BATTERE, UNA NAZIONE DA MANDARE A CASA,CHI SCEGLI: Francia e Germania in questo caso sarebbero troppo scontati. Su di loro le nostre rivalse le abbiamo avute nel lontano 2006 e ancora ne portano le cicatrici. A questo punto direi Spagna. Un 4-0 in una finale sarà sempre un conto aperto da saldare.
      OGGI TI DICONO, NEL 2022 LO VINCIAMO. CI CREDI? Mai smettere di crederci, nel calcio in primis. Germania 2006 ne è la prova, nessuno ci considerava ed ecco lì che abbiamo un qualcosa di straordinario. Per il fioretto, ci penso su…..

      • Grazie Valerio…adesso aspettiamo il tuo Fioretto!
        Tu sei il Mondiale del ’82. Sogno e Determinazione che prendono vita dall’Urlo più famoso della storia. L’Italia non partì con il favore dei pronostici in uno dei Mondiali più “qualitativi” di sempre, stupendo tutti per la capacità di fare quadrato in ogni difficoltà.

      • Ciao Alfredo, sotto la casella per i commenti ci sono dei numeri che stanno ad indicare il totale dei commenti, le risposte, e così via. Se invece intendi il codice da inserire PRIMA di pubblicare il commento, quello è un codice di sicurezza per evitare lo spam. Ciao!

    6. Finchè avremo squadre di club con 11 titolari stranieri e daremo via giovani promettenti per qualche nome di grido ,anche un po’ bollito, nella speranza di vincere qualcosa nell’immediato, il mondiale che possiamo pensare di vincere è quello di tressette del bar sotto casa.Bisogna valorizzare e far giocare con continuità giovani ,specie nelle competizioni europee.Ma credo che sia una pia illusione.Vedremo

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    Il Maledetto United

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    Jugoslavia, difetto e talento