Il 18 maggio 2025, una data già speciale per Jamie Vardy, si è trasformata in leggenda. Esattamente tredici anni dopo aver firmato il suo primo contratto da professionista con il Leicester City, l’attaccante inglese ha segnato il suo 200° gol con la maglia delle Foxes, nella sua 500esima presenza ufficiale. Una cifra tonda, simbolica, che racchiude in sé tutta la straordinaria parabola di un calciatore che ha saputo trasformare un sogno improbabile in una storia da tramandare.
Vardy quel giorno ha segnato al 28° minuto contro l’Ipswich Town, nel match vinto 2-0 al King Power Stadium. Non poteva scegliere momento e contesto migliori per lasciare, almeno simbolicamente, la scena. Un gol di destro dei suoi, con l’istinto di chi vive per attaccare la profondità. Non era soltanto un gol, era un cerchio che si chiudeva: quello di una carriera irripetibile, iniziata dal basso come poche altre nel calcio moderno.
Dai dilettanti fino alla Premier
Quando quel 18 maggio 2012 il Leicester investì un milione di sterline per acquistarlo dal Fleetwood Town, molti storsero il naso. All’epoca, Vardy aveva 25 anni e veniva dai dilettanti, dove giocava con un braccialetto elettronico alla caviglia per via di una condanna per rissa. Quel braccialetto lo obbligava a tornare a casa entro le 18, costringendolo spesso a farsi sostituire nei secondi tempi. Non era il profilo di un predestinato.
Il punto più alto arrivò nella stagione 2015-2016, quando Vardy fu protagonista assoluto del miracolo Leicester. Sotto la guida di Claudio Ranieri, una squadra costruita per la salvezza vinse la Premier League contro ogni pronostico. Vardy segnò 24 gol in campionato, entrando nella storia per la serie record di 11 partite consecutive con almeno una marcatura, superando il primato di Ruud van Nistelrooy, suo attuale e ultimo allenatore. Era diventato il volto di un’impresa senza precedenti, l’emblema di una squadra fatta di coraggio e coesione. E in quel gruppo di eroi, tra cui Riyad Mahrez e N’Golo Kante, Jamie era il leader naturale.
Il suo legame con il Leicester è andato ben oltre i gol. Quando il club è retrocesso nel 2023, a 36 anni, Vardy ha rifiutato offerte più vantaggiose pur di restare e aiutare la squadra a risalire. Con la fascia da capitano al braccio, ha guidato le Foxes al ritorno in Premier League nella stagione successiva, dimostrando ancora una volta quanto il suo attaccamento andasse oltre il campo. Ha accettato un ruolo diverso, meno centrale ma altrettanto importante, diventando un punto di riferimento per i più giovani e un simbolo per i tifosi.
Una stagione difficile chiusa da leggenda
Il 2024-2025 è stata la sua ultima stagione al King Power: l’ultimo gol, il numero 200, è arrivato come un regalo perfetto. Quando al 70° minuto del match contro l’Ipswich è stato sostituito, lo stadio si è alzato in piedi per salutarlo. I compagni gli hanno fatto il corridoio d’onore, mentre sul tabellone campeggiavano due semplici parole: “Thank you, Vards”. È stato l’addio di un uomo che non è stato solo un attaccante, ma un simbolo, il più grande di sempre nella storia del Leicester.
Ora, a 38 anni, Vardy non ha ancora annunciato il ritiro. Ha dichiarato di sentirsi ancora bene e di voler continuare a giocare, forse in campionati meno esigenti fisicamente, come la Major League Soccer negli Stati Uniti o la Saudi Pro League. Qualunque sia il prossimo passo, non potrà mai cancellare ciò che ha rappresentato: la dimostrazione vivente che il calcio può ancora essere una favola, se giocata con coraggio e passione.
La storia tra Jamie Vardy e il Leicester City è una di quelle che resistono al tempo, alle categorie, ai risultati: è la storia di un amore reciproco, coltivato nelle difficoltà ed esploso nella gloria. Ed è proprio questo che rende Vardy diverso da tutti: non i gol, ma il percorso. Non le copertine, ma l’anima.