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England Revolution

Come l’Inghilterra sta vincendo la sfida con se stessa

37 anni, laurea in storia, ex calciatore di estro e stampo periferico, libraio e librista di carattere anarchico e rigidamente rivoluzionario in uno schema tutto suo, appassionato di società e tecnologie legato al mondo dello sport, tifoso e aspirante allenatore, insomma una bomba ad orologeria col timer fuori uso.

Luca De Matteis Roma“Nato sportivo”? Io credo proprio di si.

Un altro intervento, un altro amico e un’altra rubrica, “Lo Stato Sociale” che ciclicamente sviscererà qualche curiosità e dato del mondo dello sport, quindi Stay Tuned!


Era dalle Notti Magiche di Italia ’90 che l’Inghilterra non arrivava a giocarsi il podio in una Coppa del Mondo.

Un’eternità per la nazione che si vanta di aver dato i natali al gioco del calcio moderno. Era la nazionale di Paul “Gazza” Gascoigne, Gary Lineker e “Psycho” Pierce. Era l’Inghilterra del “kick and run”, rappresentazione plastica in ambito calcistico dello sciovinismo tipicamente british, anche se conteneva “in nuce” l’idea di quella che poco tempo dopo sarebbe diventata la Premier League.

Confrontare oggi quell’Inghilterra con l’attuale banda guidata da Southgate è davvero compito arduo, tanto da faticare nel trovare un paragone valido.

Quella del mondiale di 28 anni fa era figlia di un sistema chiuso, ripiegato su se stesso, vittima delle sue stesse ambizioni, su cui gravavano attese e pressioni di un ambiente che soffre in maniera terribile lo scollamento tra identità e realtà.

Un atteggiamento miope che ha prodotto una serie di fallimenti in campo internazionale, se è vero che prima del mondiale russo l’Inghilterra aveva vinto solamente 3 gare ad eliminazione diretta nei maggiori tornei internazionali da 25 anni a questa parte.

Oggi può sembrare paradossale ma, seppur meno brillante dal punto di vista del talento – con la messa in soffitta della Golden Generation dei vari Beckham, Rooney, Gerrard e Lampard – l’Inghilterra sembra più solida, più consapevole dei suoi mezzi (e dei suoi limiti) e soprattutto meno improvvisata.

Va ricordato, infatti, che le prestazioni della nazionale maggiore ai mondiali di Russia s’inseriscono in un contesto che ha visto primeggiare l’Inghilterra in quasi tutti i campionati internazionali minori: la nazionale dei Tre Leoni ha fatto suo il Mondiale Under 20, il Mondiale Under 17, l’Europeo Under 19 ed ha raggiunto la finale dell’Europeo Under 17 e la semifinale dell’Europeo Under 21.

La grande trasformazione, per l’Inghilterra, parte da lontano e si snoda su due binari principali.

Rivoluzione inglese: i due binari principali

Uno tecnico, con la rivoluzione legata alla nascita nel 2012 del nuovo centro federale di Burton: “St George’s Park” non è soltanto il centro sportivo finanziato dalla Football Association con oltre 100 milioni di sterline, ma è la nuova culla del calcio inglese, il luogo dove viene centralizzata tutta l’attività delle formazioni nazionali.

Centro federale Burton130 ettari complessivi con 12 campi da calcio, compreso un campo d’allenamento che è l’esatta replica di Wembley (lunghezza dell’erba inclusa).

Tutte e 24 le nazionali, dalla maggiore alla più giovane, si ritrovano qui e condividono una metodologia e uno stile comune: è il principio alla base del programma “England DNA”, un piano federale lanciato nel 2014 il cui scopo è raggiungere un’identità tattica universale, unanime per tutti i team nazionali, conseguita attraverso alcuni macro-princìpi, i quali poi sono declinati in varie maniere all’interno dei singoli sistemi tattici.

Oggi le “Academy” inglesi puntano a sviluppare un calcio di manovra, basato sul possesso palla e sull’essere giocatori “intelligenti”. L’influsso dei tanti tecnici stranieri in Premier sembra quindi aver sdoganato il concetto di tatticismo, spesso osteggiato dagli inglesi ma oggi definitivamente assunto a tema centrale.

L’altro binario è il rinnovamento culturale (simile a quello che ha avuto la Germania dopo il 2000) e che riguarda il concetto stesso di sistema giovanile: si chiama “EPPP” (Elite Player Performance Plan) ed è il piano che punta a rivoluzionare il processo di crescita, di scouting e soprattutto di formazione dei giovani talenti inglesi, anche grazie alla creazione di una lega Under 23 che dà l’opportunità ai migliori giovani di allenarsi in strutture d’élite senza dover essere ceduti in prestito o, peggio ancora, all’estero. L’EPPP stabilisce una gerarchia di accademie calcistiche (in 4 livelli) e fissa le tariffe per i trasferimenti tra accademie diverse.

Grazie a questo programma, l’Inghilterra è l’unica squadra che si è presentata al mondiale di Russia con il 100% della rosa composta da giocatori che giocano in patria.

Southgate inghilterra

E tutto ciò nonostante la Premier sia il campionato europeo con più stranieri in assoluto (circa il 65% del totale) e nonostante le contraddizioni del sistema (la percentuale di calciatori inglesi impegnati in campo nei vari campionati oscilla attorno al 30%, e la percentuale scende di molto se parliamo di Under 21, soprattutto se comparati ad altre nazioni di livello come Spagna, Italia e Germania: segno che c’è ancora strada da fare).

Southgate e i suoi stanno scrivendo una storia che non è iniziata nelle qualifiche, ma parte da molto più lontano. Accogliere le sfide del calcio moderno senza snaturare la propria identità: è questo il grande obiettivo del calcio inglese. E a giudicare dai risultati, l’Inghilterra sembra vicina a vincere la sua sfida più importante: non la semifinale con la Croazia, ma quella con se stessa.

Articolo scritto da Luca De Matteis

Classe 1980, laurea in storia medievale, ex calciatore di estro e stampo periferico, ex nuotatore ormai all'asciutto, oggi lavoro nel campo della comunicazione. Tifoso romanista e aspirante allenatore, insomma una bomba ad orologeria col timer fuori uso.

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