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DPCM, il gioco della torre

La Crisi, qualsiasi essa sia, si affronta con idee, proposte, a volte con le provocazioni.

Oggi lo Sport, quello dilettante, quello invisibile, è colpito alle fondamenta con un incendio che può minare le radici di un movimento che ha necessità di guardare oltre.

3 sono i temi che scoprono il nervo della sensibilità di Nati Sportivi.

La valutazione “corta” della funzione dell’attività fisica quale mezzo di prevenzione, la mancata progettualità verso la presenza in Stadi e Palazzetti, e ultimo ma primo nelle intenzioni e nelle emozioni l’assoluta distanza dal reale ruolo che rappresentano le Scuole di Sport.

Partiamo dalla fine.

Le Scuole di Sport (mi piace chiamarle così) rappresentano il Cuore pulsante di un movimento, quello Sportivo, che non è solo una Lobby che deve rivendicare i propri diritti ma un contenitore di valori e azioni fondamentali per lo sviluppo sano di una società.

Lo Sport oggi, in Italia, è veicolato dall’associazionismo e dall’iniziativa territoriale che le società sportive forniscono attraverso passione e organizzazione lavorando in modo quasi equidistante su Educazione, Cultura e Formazione Motoria.

Questa società traggono dal supporto economico delle famiglie il loro sostentamento principale per tutta la macchina, soprattutto per quella che fa da carburante per i movimenti professionistici attraverso la preparazione di atleti che domani, saranno i nostri professionisti o addirittura Azzurri.

E non capire che, agire a forbice, su questa risorsa sociale ed economica è come se togliessimo al calcio professionistico i soldi dei diritti TV. Quale fine farebbero lo sapete già.

Ma i bambini oltre a non giocarla una partita non possono nemmeno andarla a vedere dal vivo. Perché la tematica dell’assenza di pubblico dagli stadi e dai palazzetti sta passando troppo traccia per eccessiva esposizione mediatica e per pigrizia dei dirigenti.

L’uomo è un animale abitudinario e sa adattarsi al contesto, ma come ogni evoluzione c’è chi contrasta il sistema andando in contro all’estinzione della sua specie o al cambio deciso dell’evoluzione stessa. Allora Nati Sportivi prova a schierarsi a favore dei secondi che ancora oggi credono che vedere lo Sport di alto livello sia meglio della Play Station, e allora la mancata progettualità e la scarsa collaborazione diventano protagoniste di uno scenario immobile.

Ai tavoli a volte ci si siede da “fuori”, provocando l’intervento e alzando un po’ la voce, non si aspetta solo che qualcuno ci inviti. E allora servono idee e piani che diano possibilità e speranza, che facciano credere a tutti che rispettando le regole, si può.

Piani che prevedano una sistemica gestione dei flussi, un distanziamento, la corretta sanificazione.

Piani proposti dallo Sport a tutela della Salute.

Chi li deve fare? I dirigenti, e questo è un vecchio tema sul quale ci siamo in parte risposti.

Infine ci interroghiamo da Marzo su quale sia la condotta migliore per evitare di contrarre il virus.

Mascherina, igiene, distanza. Se riuscissimo a valutare in modo corretto l’importanza dell’attività fisica come strumento di “potenziamento” del sistema immunitario e dell’apparato Cardio Respiratorio inseriremmo gran parte delle discipline come vettori di protezione, come dinamica insostituibile e indispensabile per la Salute dei cittadini, grandi piccoli, giovani e anziani.

Ne daremmo l’obbligo e non la chiusura.

Dire di più, oltre a sembrare ripetitivo, sarebbe superfluo.

Nati Sportivi crede nella necessità primaria della tutela della salute ma non crede che per questa debba istituirsi il “Gioco della Torre” dove necessariamente si sacrifichi ciclicamente qualcosa.

Crede nel dialogo, forte, a volte non condiviso, ai tavoli permanenti e responsabili, alle scelte che nascono dalla conoscenza e dalla reale valutazione dei rischi.

Tutti.

Perché chi si presta a quel Gioco, alla fine, rimane da solo.

Articolo scritto da Matteo Schiavone

Maturità scientifica, centrocampista non sufficientemente abile per fare il professionista con continuità, laureato in Scienze Motorie e specializzato in Management dello sport, Allenatore di Calcio e Calcio a 5 (Futsal ci piace di più) dal 2007, appassionato di Storia, Musica e Cinema con scarse attitudini allo studio ma spiccate inclinazioni alla curiosità.

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