Un paese che vive di calcio, per il calcio, con il calcio, e su alcuni punti di vista dal calcio.
È provato statisticamente che la seconda domanda che riceve o pone un bambino nel momento in cui ne conosce un altro è “di che squadra sei?”.
Questo a prescindere dallo sport praticato o dagli interessi collaterali.
La dimensione non è più quella del semplice sport e di appassionati, ma di evento sociale discriminante e seguaci, che influenza la vita, direttamente o no, di quasi tutte le generazioni, dal nonno che ricorda i suoi tempi, dal papà che si barcamena tra ciò che era sbagliato qualche anno fa e non comprende ciò che è giusto oggi sino ad arrivare al giovane che si evolve in un modo che sta cambiando troppo rapidamente dietro le nuove tecnologie.
Non parliamo più di Calcio, ma di Calcismo.
E se per chi ne fruisce, o perlomeno per chi sceglie, per chi si informa o vuole formarsi, per chi decide per se stesso può essere più o meno giustificato, per chi forma e informa non lo è.
Chi forma deve mettersi nelle condizioni di generare strumenti (basandosi su principi e valori forti e condivisi) che consentano poi a chi si sta formando di poter scegliere non piegandosi all’interesse comune solo ed esclusivamente per generare consenso.
Come se un professore di educazione fisica basasse il suo programma didattico solo ed esclusivamente sul calcio poiché oramai elemento condizionante della società italiana.
Chi informa al tempo stesso dovrebbe produrre notizie e indicazioni presentandole al pubblico con il corretto peso specifico e non creare contenuti che il pubblico acquisisce come unica fonte d’interesse.
Chi legge ha il diritto-dovere di non potersi informare e formare, questa responsabilità ricade su stesso e sulle sue azioni.
Chi scrive, chi informa, chi forma ha il diritto di farlo liberamente ma il dovere di farlo correttamente, non nella semplice forma ma nella sostanza.
Non si vive di solo Calcio
Qualche giorno fa è stato uno dei più scintillanti della storia recente dello sport italiano, nel quale
- Francesco Molinari conquistava nel Golf uno dei trofei più antichi al mondo
- Mara Navarria vinceva i Mondiali di Spada
- Fognini e Cecchinato si confermavano tennisti di caratura internazionale
- Elena Vallortigara con una sua grande prestazione si avvicinava sempre di più alle regine del salto in alto Sara Simeoni e Antonietta Di Martino
- Il Settebello continuava la sua ascesa verso le semifinali.
Temi che andavano presentati in modo diversi e che dovevano essere cavalcati successivamente.
Pensavo potesse bastare. Invece no.
Vivremo benissimo anche solo con il Calcismo (me compreso..) ma uno che lo conosce bene dice
“Chi sa solo di Calcio, non sa niente di Calcio.”
Essere meno calcisti farà bene al Calcio stesso, dal nonno al papà, dal professore all’allievo, dal giornale alla cultura.
Fidatevi, fidiamoci.
Non si vive di solo calcio……. di che squadra sei??? Il calcio quello vero quello giocato è molto diverso, ma molto più bello se vissuto a 360 gradi
Se riuscissimo a vedere il mondo dello sport a 360° continueremmo ad essere dei malati incurabili di calcio ma, probabilmente, saremmo più bravi…
Saremmo più bravi nella cultura dello sport e miglioreremmo a livello mentale oltre che fisico e forse anche tattico…… è questo che volevi dire? Perché a mio parere ce ne sono molti anzi troppi di calciatori “ignoranti” e non preparati a tutti i livelli purtroppo……
No, volevo dire che aprire gli orizzonti con la giusta personalità (personalità in riferimento alla valorizzazione dei propri punti di forza) ci farà crescere come calciatori, allenatori, dirigenti ma soprattutto come sportivi…e allora sarà tutto più semplice..