Gama, Bonansea, Girelli, Giacinti, Guagni, Giugliano.
Sapere che domani queste donne possano essere atlete professioniste rende orgogliosi, quando lo sport fa un passo avanti il beneficio è automatico. Per tutti.
È partito il progetto di realizzazione del professionismo del calcio femminile, un passo in avanti per prospettive e per aspettative.
Ma siamo certi che sia quello che serva al movimento?
Siamo certi che partire dalla punta della piramide sia la spinta che darà slancio alla base?
Io non credo.
Ho sempre creduto allo sviluppo delle discipline che partono dal basso, ho sempre creduto dalla cultura e dai lenti e ciclici cambiamenti.
Ho sempre creduto che lo sport debba essere partecipato e vissuto, che renda migliori le espressioni non forzate, ho sempre pensato che lo Sport debba svilupparsi dando diritti ed occasioni e non privilegi.
E al calcio femminile serve una più profonda analisi che una pur giusta difesa di diritti.
Calcio Femminile e prospettive
Servono prospettive tecniche ma soprattutto organizzative, servono atlete ma soprattutto società strutturate che sappiano investire in loro dalla bambina che è affascinata da un pallone che rotola fino alla ragazza che vuole emergere in uno sport altamente competitivo e feroce.
Al calcio femminile servono giocatrice di livello che escono dai vivai e dirigenti che sappiano dare una visione attraverso organizzazione e solidità.
Servono investimenti ma altre discipline ci dicono che i soldi devono essere gestiti il contenuto e non per la forma. Altrimenti i riflettori si spegneranno presto.
E per fare questo non serve la differenza di genere come rivendicazione del suffragio universale, ma c’è bisogno delle X e delle Y, servono maschi e femmine, quelle che vogliono essere Donne senza essere per forza Uomini, quelle che rivendicano la loro identità e non la loro indipendenza.
Calcio Femminile: quale strada percorrere?
E allora guardi alle soluzioni, speri di guardare avanti e sai che spetterà alle Donne scegliere due strade:
aspettare e costruire con forza, pazienza e coraggio un bacino di atlete che costruiranno il professionismo di domani o proiettarsi verso la tutela di poche oggi per costruire un domani più partecipato e numeroso.
Per farlo però non si dovrà comunque scegliere la lotta ma l’alleanza. Quella con gli uomini e i pregiudizi, quella che porti ad una nuova elaborazione di piani tecnici dedicati e di genere che non vengano visti come un affronto ma come un tentativo di valorizzazione.
Una nuova visione del calcio femminile, non che le renda uguali ma le renda Uniche.
Per fare tutto questo, se il calcio femminile deve costruire la propria casa, non può farlo iniziando dal tetto ma dalle fondamenta, dal tentativo del cambiamento culturale che vede la donna partecipare e prendersi i propri obiettivi e non rincorrere quelli degli altri.