Un libro che mi ha toccato qualche anno fa è “Bestie da vittoria” di Danilo Di Luca, edito da Piemme.
Lo ha fatto grazie alle parole ma soprattutto alla verità. Ma la cosa più importante è quello che mi ha scatenato dopo, cioè le domande.
“Quanto sia importante perdonare e quanto sia decisiva la credibilità di uno sport, che una volta persa è incredibilmente difficile acquisire nuovamente.”
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Poi mi sono accorto, ma forse già lo sapevo, che il Ciclismo esce da questo quadro normale e Danilo di Luca in collaborazione con Alessandra Carati me ne da ulteriore conferma.
Di Luca ci racconta la sua vita non solo la sua carriera, le sue scelte, i suoi errori, le sue vittorie e le sue sconfitte e vedere uno sportivo di livello assoluto aprirsi dopo che non ha più nulla da perdere (ricordiamo che è stato radiato nel 2013) non è solo un tentativo di riabilitazione ma il mezzo per capire cosa sia accaduto oltre lui.
Al mondo del ciclismo ed a tutti i suoi attori.
Di Luca ci racconta quanto sia difficile emergere e quali compromessi scegliere in uno sport fatto di fatica e pazzia, e quanto le scelte possano condizionare il percorso e quanto il percorso stesso condizioni la vittoria finale.
Lettura facile, scorrevole e nella più banale delle situazioni ci fa porre la domanda, perché seguire ancora il Ciclismo?
Perché il Ciclismo non solo uno sport, il Ciclismo è cultura e malattia che la maggior parte delle persone sanno di poter curare e tenere sotto controllo trasformandola in passione mentre altri si fanno sopraffare
Perché fa parte di noi più di quello che pensiamo e più di quello che vorremmo.