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Nel mezzo del cammin ho visto Maradona.

Se il Calcio è la più importante religione del Novecento, Maradona è la Divinità che si è fatta Uomo.

E l’Uomo nella sua sintesi è imperfezione e debolezza ma al tempo stesso stupore e attrazione.

La Divinità nella sua identità è miracolo e dannazione, principio e fine.

“Se penso a Diego Armando Maradona

penso alla Divina Commedia.”

Un Poema didascalico colmo di figure retoriche nel quale si alternano cadute e risvegli, successi e sconfitte, inebrianti vittorie e gesti miracolosi, errori imperdonabili e irraggiungibili traguardi.

Maradona è stato la Divina Commedia del Calcio. Lo è stato nella forma e nella sostanza, attraverso la sua ascesa verso il Paradiso e la sua discesa agli Inferi, attraverso il posizionamento in un Limbo nel quale ha vissuto e dal quale ha fatto fatica ad uscire.

L’uomo che cerca Dio e che alla fine trova solo se stesso, con i suoi pregi e le sue paure, con il suo orgoglio e la sua presunzione.

In un altro aspetto le due “opere” possono essere paragonate.

La Divina Commedia è una delle opere più “condizionanti” della Storia della Fede.

Ha segnato la visione collettiva dell’extraterrestre e del divino per centinaia d’anni dando forma e sostanza al Sopra e al Sotto, ha creato l’aspirazione del Paradiso, il timore del Purgatorio e la Paura dell’Inferno dando vita e percorso non solo ideale delle conseguenze della vita terrena.

Dante Alighieri ha scritto la Storia che oggi continuiamo ad immaginare, Dante Alighieri non ha spostato l’obiettivo, ha scritto il Traguardo.

Maradona ha fatto una cosa simile nel calcio dando forma alla sua divinità.

Lo ha sedotto, stupito, influenzato, consumato, violentato, sequestrato e alla fine liberato.

Il Calcio lo ha idolatrato, e si è fatto usare, è riuscito a fuggire ma alla fine è tornato da Lui, ed invece di essere arrabbiato se n’è follemente innamorato, quasi affetto dalla sindrome di Stoccolma.

Maradona non è parte della Storia del Calcio, perché è come se dicessimo che Dio fosse parte della Storia dell’uomo.

No, Maradona come la Divina Commedia non è l’obiettivo ma è il Traguardo.

Fatemi essere metaforicamente blasfemo.

L’uomo è dipendente da Dio e non dai Santi, il Calcio è dipendente da Maradona e non dagli altri che sono passati o hanno scritto la sua storia.

Il Pibe è indiscutibilmente stato il più forte giocatore di calcio mai esistito, utilizzando parametri universali quali il valore dei Campionati in cui ha militato ed i risultati ottenuti, le Squadre con cui ha militato ed i compagni di squadra con i quali ha giocato, la vita fuori dagli schemi e le prestazioni fornite, l’assoluta capacità di essere eccezione.

Perché l’argentino ha costituito l’eccezione che conferma le regole, quelle che consentono di raggiungere gli obiettivi e nelle quali qualsiasi estro deve muoversi e organizzarsi.

Maradona è stato anche Esempio, rappresentazione di ciò che non va fatto e manifestazione di come non raggiungere i propri obiettivi.

Esempio di cosa può essere raggiunto e cosa sarà impossibile raggiungere.

Danno per i più giovani e castigo per i più anziani, è stato percorso non replicabile, vittima di se stesso e della sua potenza.

I suoi anni da calciatore ci hanno lasciato in eredità un Amore sconfinato ed un grande dilemma da spiegare a chi ama questo sport, perché quello che è riuscito ad essere non ha una dimensione terrena ed al tempo stesso non deve essere compresa come tale.

Perché nel mezzo del cammin ho visto Maradona.

Articolo scritto da Matteo Schiavone

Maturità scientifica, centrocampista non sufficientemente abile per fare il professionista con continuità, laureato in Scienze Motorie e specializzato in Management dello sport, Allenatore di Calcio e Calcio a 5 (Futsal ci piace di più) dal 2007, appassionato di Storia, Musica e Cinema con scarse attitudini allo studio ma spiccate inclinazioni alla curiosità.

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