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L’Educazione Fisica non è un progetto

Un commento al progetto “Scuola attiva kids” del Prof. Attilio Lombardozzi

Non sono un grande amante del copia-incolla ma quando le fonti oltre ad essere attendibili e meritevoli sono autorevoli e preparate i social si trasformano in contenitori di analisi ed intuizioni.

Nello specifico ho dibattuto molto sulla fondamentale importanza dell’inserimento dell’educazione motoria/fisica nella scuola primaria come “materia” cardine del percorso formativo della persona, ne sono un convinto sostenitore.

Al tempo stesso sono un detrattore dei progetti senza pianificazione e prospettiva che provano a coprire un buco con una coperta.

Vi propongo l’analisi sul tema di Attilio Lombardozzi, già Professore presso l’Istituto Universitario di Scienze Motorie – Roma Foro Italico, Pedagogo e Metodologo dello Sport.

Semplicemente Illuminante.

 “Si aspettava con un certo interesse l’edizione di “Sport di classe” relativa al corrente anno scolastico e, con sorpresa, è stato invece presentato un nuovo progetto: “Scuola attiva kids”, proposto come evoluzione del precedente.

È bene far notare subito che se le innovazioni apportate sono state considerate come contributo alla evoluzione e alla valorizzazione della Educazione fisica nella scuola primaria, ci si può aspettare probabilmente di ottenere l’effetto contrario perché di fatto si strumentalizza la disciplina per finalizzarla verso obiettivi che non le sono propri. Sono due gli aspetti innovativi che in tal senso presentano elevati elementi di criticità:

1) la scelta da parte delle scuole di due discipline sportive tra quelle delle federazioni che hanno aderito al progetto;

2) la formazione dei tutor da parte dei tecnici delle federazioni.

L’analisi di questi aspetti merita particolare attenzione.

Il primo punto deriva da un presupposto del tutto infondato e piuttosto diffuso che considera l’Educazione Fisica una disciplina povera di significati e quindi bisognosa di validi supporti: le varie discipline sportive appunto.

Non lo sport, quindi, ma discipline ben definite. La precisazione non è di poco conto proprio perché l’ambito di intervento previsto è quello della scuola primaria, frequentata da bambini la cui esigenza è quella di essere “formati”, non addestrati.

A tal proposito tutte le indicazioni scientifiche riguardanti le fasce di età scolare indicano come assoluta priorità una attività multilaterale e quindi multidisciplinare, pur considerando che esistono discipline a “prestazione anticipata” e discipline a “prestazione ritardata” che meritano evidentemente trattamenti diversi. La scelta di due discipline appare, a questo punto, non solo poco razionale ma addirittura fuorviante.

L’Educazione fisica, si è ripetuto più volte, per sua natura può basarsi su modelli culturali non stabili. La sua storia in Italia ha evidenziato una evoluzione che consente di identificarla in tre fasi: a) attività motoria con il corpo (ginnastica militare); b) attività motoria per il corpo (indirizzo igienico-sanitario); c) attività motoria oltre il corpo (indirizzo umanistico).

È proprio la concezione umanistica che, proponendo la stretta connessione tra l’istanza logica e la dimensione affettiva dell’attività, spinge l’insegnante a proporre il gioco e lo sport come “forme” di Educazione fisica e non come attività aggiuntive. In questa prospettiva è corretto dire che lo sport appartiene alla Educazione fisica nelle modalità più corrispondenti alla logica dello “sport per tutti” (nessuno escluso).

Da questo punto di vista non è assolutamente necessario che altri vengano a proporlo, casomai c’è il bisogno di supportarlo per favorirne l’integrazione con le realtà sportive presenti nell’ambito sociale che comprende la scuola.

L’altro aspetto critico del progetto è l’intervento dei tecnici delle federazioni. Una proposta che non può e non deve essere accettata. Si deve considerare che le federazioni in genere considerano come titolo di studio minimo per l’accesso ai corsi per allenatori il possesso del diploma di scuola media di primo grado; ciononostante questi allenatori potrebbero essere impiegati per la formazione di tutor a cui si chiede la laurea.

Per la verità il progetto prevede, tra gli altri requisiti richiesti ai tecnici, “preferibilmente il possesso della laurea in scienze motorie”. Bisogna assolutamente fare in modo che quel “preferibilmente” si trasformi in “esclusivamente”. Si obietterà che non tutte le federazioni dispongono di tecnici laureati, se così fosse dette federazioni, non ritenendo importante servirsi delle competenze di tecnici laureati in scienze motorie, non potrebbero pretendere di svolgere attività nelle scuole.

Tra gli aspetti difficilmente accettabili evidenziati, fa piacere l’utilizzazione sicura della locuzione Educazione fisica, che dovrebbe portare finalmente all’annullamento di quella situazione anacronistica che vede la denominazione della disciplina mutare a seconda dei vari ordini di scuola.”

Articolo scritto da Matteo Schiavone

Maturità scientifica, centrocampista non sufficientemente abile per fare il professionista con continuità, laureato in Scienze Motorie e specializzato in Management dello sport, Allenatore di Calcio e Calcio a 5 (Futsal ci piace di più) dal 2007, appassionato di Storia, Musica e Cinema con scarse attitudini allo studio ma spiccate inclinazioni alla curiosità.

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