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Affrontare i più forti

L’Italia nel Rugby e Basket Mondiale 2023: Tra Sogni e Realtà

Fonte: Reuters

Rugby e basket in questo 2023 hanno vissuto i loro rispettivi campionati del mondo maschili. In entrambi questi sport di squadra l’Italia non è mai stata una nazione guida né ha mai fatto incetta di successi, al contrario di altre discipline più tradizionali per il nostro paese come calcio, pallavolo e pallanuoto.

Entrambe le compagini azzurre sono arrivate a questo appuntamento fondamentale in fiducia, con parecchie vittorie nel percorso di preparazione, più o meno significative, e con la volontà neanche troppo celata di poter competere per qualcosa di più importante di quello che la storia ci ha solitamente regalato (in particolare l’Italia non è mai arrivata nei quarti di finale del mondiale di rugby, mentre non è mai andata a medaglia nella pallacanestro, con più di un’edizione saltata per mancata qualificazione).

È importante sottolineare la storia dei risultati azzurri in questi due sport, perché le aspettative e i risultati non possono che essere pesate su quanto fatto in passato, che rappresenta quanto un determinato movimento sia competitivo o meno in quella disciplina, oltre che sul valore intrinseco della rosa rispetto alle altre realtà del mondiale.

Il percorso

Pur incontrando sempre qualche difficoltà, le due nazionali iniziano bene i rispettivi cammini, con i rugbysti che sconfiggono le inferiori Namibia e Uruguay assicurandosi almeno il terzo posto nel girone e quindi la qualificazione alla prossima coppa del mondo e i cestisti che, battendo la Serbia contro pronostico, recuperano la sconfitta inattesa con i dominicani e si qualificano ai quarti di finale, anche grazie a un tabellone favorevole.

Raggiunto quindi l’obiettivo minimo, per entrambe le nazionali è tempo di passare con una certa dose di fiducia ai sogni, sulla cui strada in entrambi i casi si presenta la nazione più rappresentativa e più storica dello sport in questione, la prima squadra a cui si associa il nome della disciplina, la squadra per cui ogni risultato diverso dalla vittoria finale è un fallimento.

Infatti, gli azzurri del rugby si confrontano con la Nuova Zelanda per il passaggio ai quarti, mentre fra Datome e compagni e le porte della semifinale si frappongono gli USA. Sia gli All Blacks che il Dream Team (anche se non in versione “deluxe” gli statunitensi portano comunque dodici giocatori di primo livello NBA in rosa) stanno vivendo un periodo non idilliaco, hanno già perso una partita in questo mondiale e l’appuntamento con l’Italia è per entrambe un dentro o fuori. La pressione in patria è palpabile, con una sconfitta che sarebbe imperdonabile, mentre pesanti critiche sono già in corso.

pozzecco

USA e Nuova Zelanda rimangono comunque due corazzate e il divario tecnico e fisico è abbastanza ampio per indicare che comunque i favoriti siano chiaramente i nostri avversari. Anche la tradizione è tutta per loro, autentici mattatori delle competizioni mondiali nelle due discipline, e in cui basket e rugby sono praticamente i rispettivi sport nazionali.

Tuttavia, prima di entrambi gli incontri, non manca in Italia una certa dose di ottimismo, una sorta di sensazione che questa possa essere la volta buona per l’impresa storica e si sprecano le opinioni su come e perché l’Italia possa compiere quella che a tutti gli effetti sarebbe la vittoria più importante nella storia dello sport in questione (Italia contro All Blacks: 15 sconfitte su 15 partite, ma ci riproviamo e Italia-Team USA: i 5 motivi per sognare l’impresa che varrebbe le semifinali).

Dall’altro lato, i nostri avversari mostrano un grande rispetto per il livello raggiunto dalle due nazionali azzurre nelle dichiarazioni pre-partita, ci riempiono di complimenti e schierano da subito la loro formazione migliore (cosa non scontata soprattutto per gli All Blacks).

italrugby

La partita

Poi però si gioca, e il campo dice tutt’altro. Se per una vittoria si sarebbero dovuti allineare tutti gli elementi a favore dell’Italia (e poteva comunque non bastare), in entrambi i casi, sinistramente molto simili, per gli azzurri va tutto per il verso sbagliato.

Dopo un brevissimo inizio equilibrato infatti, un’Italia intimorita e tecnicamente lacunosa si scontra con degli avversai già da subito decisi e concentrati. La speranza quindi di trovare un team USA inizialmente distratto, magari soprattutto in difesa, e una Nuova Zelanda desiderosa di risparmiare qualche energia, evapora subito. Acquisito un vantaggio e liberatisi dalla pressione, i nostri avversari scatenano tutta la loro forza (spesso proprio sul lato fisico) e volano via nel punteggio senza più guardarsi indietro.

A metà primo tempo entrambe le due partite sono già chiuse, mentre nel secondo tempo il punteggio assume le proporzioni della disfatta, andando ben al di là di una sconfitta onorevole. Subiamo quindi un -37 dagli USA, con annesse prese in giro più o meno accettabili, che è la nostra peggior sconfitta nella storia dei mondiali di pallacanestro.

Va anche peggio contro gli All Blacks, che ci sotterrano con un 96-17 in cui non si fermano neanche un secondo davanti ad un’Italia completamente deragliata, mostrandoci sul campo cosa significhi tutto il rispetto delle parole della vigilia.

Nei loro modi molto diversi, giocosi e irridenti gli USA del basket, seri e cinici gli All Blacks, entrambi ci danno una lezione che ricorderemo per parecchio tempo, andandosi a prendere una vittoria larghissima che per loro era l’unico modo di rimettere in chiaro le cose, non solo davanti a noi ma soprattutto in patria: “Siamo ancora noi la squadra da battere”.

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Nel rugby in realtà avremmo un’altra possibilità contro la sempre superiore Francia, per di più in casa loro, ma a quel punto con una nazionale incerottata nel fisico e ancora di più nell’animo, la partita diventa praticamente un altro calvario.

L’Italia è quindi fuori dal mondiale ed il risultato finale delle due manifestazioni in realtà non è altro che quello atteso della vigilia, ma le modalità della sconfitta decisiva cambiano radicalmente la narrazione della stampa. Improvvisamente diventa tutto da rifondare, tutto da cambiare, dagli allenatori ai giocatori ai progetti federali.

Non che non ci siano problemi all’interno del basket e del rugby italiani, ma il contrasto con il pre-partita in cui si dichiarava la possibilità di battere le squadre più forti (o almeno più di tradizione) dei rispettivi tornei sono piuttosto stridenti (La Nuova Zelanda massacra l’Italia ai Mondiali di Rugby: sconfitta umiliante 96-17) e Italia Usa e getta, umiliati dai figli dell’Nba minore. Niente scuse e parole dolci: è una disfatta. I commenti social poi sono ancora peggio se possibile, con sequel di “vergogna”, di “era meglio non presentarsi” e via dicendo.

Cosa imparare

Partite del genere difficilmente possono portare qualcosa dal punto di vista tecnico-tattico, visto il divario espresso troppo grande. Qualcosa però si può fare per imparare a livello di movimento e cultura sportiva, dove anche il ruolo di stampa e tifosi può essere importante. Prima di tutto, si dovrebbe evitare di accendere difficili illusioni di vittoria, generando così nel tifoso meno informato delle speranze che poi sbattono irrimediabilmente contro la realtà.

Se pensiamo che si sta giocando un pezzo importante di campionato del mondo di sport diversi dal calcio, è proprio in queste partite che possiamo aspettarci che tifosi “generalisti” potrebbero avvicinarsi ai rispettivi sport. Non dare loro un’adeguata conoscenza delle forze in campo porta necessariamente all’immediato disamoramento verso la nazionale quando poi le cose vanno male (o molto male come in questo caso). L’atteggiamento denigratorio del post partita poi non aiuta, specie con giocatori abbattuti dopo sconfitte del genere.

Con comprensione umana, bisognerebbe stare vicino alla proprio nazionale anche dopo questi drammi sportivi, e non solo dopo le vittorie, dando un minimo di conforto, invece di infierire ancora di più con commenti sprezzanti se non direttamente insulti.

Infine, resta il fatto che in entrambe le manifestazioni l’Italia ha raggiunto l’obiettivo realistico della vigilia, perdendo (seppur molto nettamente) venendo eliminata solo da squadre decisamente superiori alle nostre.

Resta inoltre l’aver guadagnato il rispetto di queste grandi squadre, che forse per la prima volta hanno profuso il massimo impegno contro di noi fin dall’inizio. In sport non di tradizione in Italia come basket e rugby questi sono segnali incoraggianti, ma dall’alta parte bisogna rimanere sempre consapevoli del chiaro divario che ancora ci divide dalle migliori compagini della disciplina, per evitare voli pindarici come alla vigilia di queste due partite.

Essere solo una buona squadra che lotta per entrare nelle prime dieci del mondo può non essere attraente in un mondo in bianco e nero fatto solo di vittorie e fallimenti, ma è la realtà attuale della nostra nazionale in questi due sport, e come tale andrebbe narrata.

Articolo scritto da Lorenzo Napoleone

Ingegnere per sbaglio nella realtà, giocatore di ping pong nel tempo libero, radiocronista nei sogni. Costruisce azioni immaginarie di qualunque sport nella sua mente per il solo gusto di commentarle come vuole lui. Cerca di spiegare con scarso successo ai suoi amici perché guardare il biathlon o il ciclismo. Usa ancora televideo.

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