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4 piedi e 2 scarpe: aneddoti di un campione

La storia di Giannis Antetokounmpo: come un paio di scarpe ha cambiato il destino

In qualsiasi sport che si voglia praticare l’attrezzatura è un optional molto importante: che sia l’hockey su ghiaccio, nel quale sono richieste protezioni per tutto il corpo oltre a pattini e mazza; o il tennis, nel quale con delle scarpe e una racchetta si può scendere in campo.

Addirittura alcuni sportivi sono talmente fissati con la propria attrezzatura, che cambiano costantemente i propri accessori.

Mentre altri vi si affezionano per anni senza mai cambiarla come il famoso Toni Kroos, centrocampista tedesco del Real che utilizza le stesse scarpe Adidas 11pro dal 2013.

Che sia questo il segreto per avere un radar al posto dei piedi?

Detto ciò, la storia di oggi non si concentra sul calcio, bensì sul basket. Ci troviamo a nord di Atene, quartiere di Sepolia, nel 2007. Qui un ragazzino figlio di emigrati nigeriani fa il venditore ambulante, ed ha appena iniziato a giocare a basket, anche se il suo sogno è sempre stato quello di diventare un calciatore. Viene notato in un campetto del quartiere dal coach Spiros Veliniatis, che dopo averlo visto giocare gli pone una domanda semplicissima:

Vuoi giocare a basket per me?

Il protagonista della nostra storia per ora non ha un nome, ma la descrizione è piuttosto semplice: è alto, magro (per via della sua denutrizione), taciturno, e quando è in campo è un disastro. Non sa palleggiare, non sa tirare, non sa fare neanche un terzo tempo, ma ha una dote, e si chiama determinazione, che dimostra sia dentro che fuori dal campo.

giannis

In campo ogni volta che un avversario lo supera in difesa, all’attacco successivo lo difende con ancora più grinta. Fuori dal campo, siccome la palestra dista molto da casa, e non ha i soldi per permettersi il ritorno, dorme direttamente nel luogo dove si allena, per avere un posto al caldo.

Nel basket l’attrezzatura necessaria si riduce ad un paio di scarpe, ma se uno ha a malapena i soldi per un biglietto del pullman, può permettersi un paio di scarpe professionale?

La risposta ovviamente è no. Infatti dopo qualche anno il nostro protagonista inizia a giocare qualche partita assieme al fratello, siccome la famiglia si può permettere solo un paio di scarpe, i due ragazzi non possono essere in campo nello stesso momento. L’unico modo per permettere ad entrambi di inseguire il proprio sogno è condividere quel paio di scarpe.

Quei due fratelli hanno un nome: uno si chiama Thanasis (il maggiore), l’altro Giannis (il protagonista della nostra storia), il cognome condiviso è Antetokounmpo.

antetokounmpo

Lo stesso cognome che oggi porta sotto di sé il numero 34, e che terrorizza tutti i rim protector dell’NBA: due volte MVP della regular season, una volta MVP delle finals, una volta difensore dell’anno, 7 convocazioni all’All Star game e un MVP di quest’ultimo.

Questi sono solo alcuni degli obiettivi raggiunti da quel ragazzino di 13 anni partito da Sepolia, che voleva diventare un calciatore, e che è finito a dover condividere lo stesso paio di scarpe col fratello, per poter giocare le sue prime partite a basket.

La storia di Giannis Antetokounmpo è anche questo, non essere solo un esempio da seguire sul campo ma anche fuori. E quello spirito di condivisione nato nel ragazzino sui campetti di Sepolia, vive ancora nell’uomo che oggi dà spettacolo nei palazzetti stracolmi negli States.

Perché è anche grazie a quel paio di scarpe se oggi il “Greak Freak” è uno dei cestisti migliori al mondo.

Articolo scritto da Sebastiano Di Biase

Tutti mi chiamano Seba. Sono cresciuto sui pattini a rotelle e sono da sempre un malato di sport. Mi piace viaggiare, leggere, scrivere e ascoltare musica, sogno di diventare un giornalista sportivo.

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